Quattro testimonianze di persone con infezione da HIV, la complessità delle situazioni in cui si possono trovare nell’affrontare quotidianità, la loro consapevolezza di non essere veicolo di trasmissione del virus, perché in terapia HIV e con una soppressione virologica stabile, i loro appelli alla prevenzione. Quattro racconti di come l'HIV è entrato nelle vite dei protagonisti e di come questi lo affrontano nel 2020.
Questa iniziativa, promossa da helpAids e dalla Regione Emilia-Romagna, pone l’attenzione su una infezione che può ancora colpire tutti, senza distinzione di nessun genere. Lo fa attraverso il vissuto di quattro persone diverse tra loro, che si sono aperte nel narrare la propria esperienza, anche se per loro il tema dello stigma rimane alto, la privacy una necessità e l’esposizione in prima persona ancora troppo gravosa. Le storie sono così raccontate in video in contesti diversi da quelli dei protagonisti e attraverso attori professionisti, bravi e capaci di rendere la forza e le emozioni degli intervistati.
Dalle storie di vita raccontate emergono davvero molti aspetti del tema, per come è possibile trattarlo oggi: il self-empowerment che, se sostenuto, facilita il modo di affrontare l’infezione, la terapia che ora funziona e consente di vivere una vita normale, e questo anche grazie alla capacità di presa in carico puntuale ed equa del Servizio Sanitario, lo stigma che permane, il rischio di esposizione che può capitare a chiunque, fino agli appelli alla prevenzione che arrivano dagli intervistati stessi, perché, sì, vi è la terapia, ma per sconfiggere il virus rimane fondamentale la prevenzione.
Sul tema della terapia HIV, l’iniziativa realizzata consente di approfondire aspetti ancora poco noti. La letteratura scientifica internazionale, infatti, dimostra che le persone con infezione da HIV che seguono un trattamento antiretrovirale efficace e presentano una soppressione virologica stabile non trasmettono l’infezione. Sul tema è stata realizzata la campagna internazionale U=U (“Undetectable = Untrasmissible”, traducibile come “Non rilevato uguale non trasmissibile”), ripresa anche nell’acronimo TASP (Therapy as Prevention, Terapia come prevenzione). Le implicazioni sono significative, in particolare per le relazioni, il lavoro, la sensibilità delle persone che vivono con HIV. Naturalmente l’interruzione della terapia vanifica l’impatto di queste condizioni, anche perché non esiste una cura definitiva. Inoltre la terapia HIV non protegge dalla trasmissione di altre Infezioni Sessualmente Trasmesse.
In questo discorso si innesta l’importanza della precocità della diagnosi dell’infezione e sul contrasto al fenomeno dei late-presenter: se le persone superano le barriere culturali e psicologiche per fare il test hiv tempestivamente, a seguito di un episodio a rischio, rendono possibile l’avvio immediato di trattamenti e salvaguardano la propria salute e quella di chi li circonda.
L’HIV e l’AIDS rimangono dunque oggi nella agenda collettiva, è ancora attuale l’esposizione al rischio e la necessità di dare continuità alla prevenzione, nella consapevolezza che l’informazione è l’unico modo per superare ignoranze e paure.
Poi naturalmente contano le azioni e le scelte delle persone. Proprio per questo un ringraziamento doveroso va alle persone che si sono aperte e fatte intervistare per questa iniziativa, perché, pur attraverso un racconto mediato da attori, sono state capaci di trasmettere al contempo consapevolezza e speranza, forza e fragilità, normalità ma anche necessità di non abbassare la guardia.
#vivereHIVoggi
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