Oggi l’Aids può essere considerata una malattia cronica. Ma nonostante i traguardi terapeutici raggiunti, i rischi sono sempre in agguato, soprattutto tra la popolazione più giovane. Se le nuove diagnosi di Hiv sono infatti in calo, l’incidenza più alta si registra nella fascia 25-29 anni. Per questo nella puntata di Camerae Sanitatis, politici ed esperti hanno evidenziato la necessità di riaccendere i riflettori su Hiv e Aids. E c’è già una proposta di legge a questo scopo
La scienza ha fatto passi straordinari nella lotta all’Aids, tant’è che a 40 anni dalla sua prima identificazione, l’Aids è considerata una malattia cronica. Ma questo successo ha portato con sé un effetto negativo: di Hiv e Aids oggi si parla poco. Soprattutto i giovani, che non hanno vissuto la risonanza mediatica degli anni ’90 dei primi casi noti, ne sanno poco e ne sottovalutano i rischi. Lo confermano anche i dati dell’ultimo rapporto redatto dall’Iss in collaborazione col Ministero della Salute: se le nuove diagnosi di Hiv sono infatti in calo (2.532 nel 2019, pari a 4,2 nuove diagnosi ogni 100.000 residenti, contro i 2.847 nel 2018), così come i nuovi casi di Aids (571 contro i 661 nel 2018), l’incidenza più alta si registra nella fascia 25-29 anni: 10,4 nuovi casi ogni 100.000 residenti. Da qui la necessità di riportare l’attenzione su una condizione che solo nel 2019, nel mondo, ha causato 690mila morti.
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