Sono incoraggianti i risultati del vaccino terapeutico contro l'Aids messo a punto dall'Istituto Superiore di Sanità (Iss) e giunto alla seconda fase della sperimentazione. Allo studio partecipano undici centri clinici sull'intero territorio nazionale, fra i quali anche due strutture della Regione Emilia-Romagna: l'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara e l'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena.
Dai primi dati a 48 settimane dello studio randomizzato di fase 2, il vaccino Tat appare riportare verso la normalità, in maniera mirata e selettiva, le funzioni immunitarie di pazienti con infezione da HIV in terapia antiretrovirale, configurandosi pertanto come un nuovo e promettente strumento terapeutico per migliorare la qualità della vita delle persone con HIV.
Le conclusioni dello studio sono state pubblicate sulla rivista scientifica internazionale PLoSONE (www.plosone.org), che riporta i risultati dell'analisi ad interim della sperimentazione clinica di fase II del candidato vaccinale basato sulla proteina Tat di HIV-1, condotti dal gruppo coordinato da Barbara Ensoli del Centro Nazionale AIDS dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS), e che mostrano un'efficacia terapeutica mirata e selettiva del preparato vaccinale.
Il vaccino Tat, dopo essersi dimostrato sicuro e capace di indurre risposte immuni specifiche (anticorpali e cellulari) sia negli studi preclinici sia negli studi di fase 1 sull'uomo precedentemente pubblicati, si rivela un promettente strumento per migliorare le funzioni immunitarie in soggetti HIV+ in terapia antiretrovirale (HAART).
I primi risultati dello studio, condotto in 87 pazienti in terapia antiretrovirale (HAART), indicano che la vaccinazione con la proteina Tat non solo è sicura e in grado di generare risposte immunitarie specifiche anticorpali e cellulari, ma svolge anche un ruolo chiave, e fino ad ora inedito, nel ridurre significativamente le alterazioni del sistema immune indotte dall'infezione da HIV, e che persistono anche in corso di HAART.
Inoltre, dai risultati dell'analisi ad interim, sembra che siano i pazienti più immunocompromessi a trarre maggiore giovamento dalla vaccinazione. In particolare, i pazienti vaccinati presentano un aumento significativo non solo delle cellule T CD4+ ma anche delle cellule B (entrambe cellule chiave del sistema immunitario gravemente compromesse dall'infezione da HIV), rispetto al gruppo di riferimento di soggetti non vaccinati. Inoltre, i pazienti vaccinati con Tat mostrano un recupero funzionale significativo del sistema immune (aumento di cellule T regolatorie e della memoria immunitaria) ed una marcata riduzione della disfunzione immunitaria, che è ritenuta causa primaria di molte complicazioni che accompagnano l'infezione da HIV anche sotto terapia.
"Questi risultati indicano che la vaccinazione terapeutica con la proteina Tat agisce in sinergia con la terapia HAART, influendo significativamente sul recupero del sistema immunitario dei pazienti" afferma la dottoressa Barbara Ensoli, Direttore del Centro Nazionale AIDS, Istituto Superiore di Sanità. "In linea di principio, quindi, la vaccinazione con Tat potrebbe prevenire o ridurre l'insorgenza di quelle patologie che la sola terapia HAART non riesce, a tutt'oggi, a eliminare".
Lo studio di fase II sta proseguendo con un ampliamento del numero di pazienti da arruolare da 128 a 160 e un allargamento dei criteri di inclusione dello studio. I pazienti che presentano i requisiti per l'inclusione, sono sottoposti a somministrazioni mensili del vaccino Tat secondo uno schema di trattamento che prevede 3 o 5 somministrazioni intradermiche in due diversi dosaggi (7.5 o 30 µg).
L'Istituto superiore di sanità è lo sponsor della sperimentazione che è condotta interamente con fondi
speciali del Ministero della Salute.
Le informazioni ufficiali sul vaccino Tat e sul programma di ricerca della Dr.ssa Ensoli sono reperibili sui siti web http://www.hiv1tat-vaccines.info/italian/index.php e http://www.iss.it/aids, oppure telefonando al Telefono Verde AIDS dell'Istituto Superiore di Sanità (800 861 061).