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Servizio Sanitario Regione Emilia Romagna
Home > Chiedi all'esperto  >  Uso corretto del servizio  >  Archivio quesiti  >  Quesito di Massirossi del 04/11/2004

Scheda quesito

Nickame:
Massirossi
Data:
04/11/2004
Quesito:
Innanzitutto grazie per la risposta. Se ho ben capito, dei sottotipi sviluppano a loto volta altri sottotipi, e il sottotipo "principale" ultimo scoperto è il tipo O. Quindi, se una persona viene infettata da un nuovo tipo non ancora scoperto, ad esempio "P" o un nuovo sottotipo di un tipo già presente, i test risultano falsamente negativi? Se è così, c'è da preoccuparsi... Mi domando come si fa a dire che un test ELISA è sicuro, anzi, come dice il ministero della salute, addirittura "definitivo" dopo sei mesi in caso di negatività, quando invece non si può rilevare un sottotipo mutato... E poi, al girono d' oggi con un aereo si può raggiungere quasliasi destinazione, come si fa ad utilizzare la ricerca di alcuni sottotipi presenti "maggiormente" nella nazione dove viene eseguito il test? Questo vuol dire che se per lavoro dovessi andare all' estero e conoscere una ragazza e in un rapporto mi dovessi infettare, i test italiani non rileverebbero uno o più sottotipi? Assurdo e sicuramente allarmante, saluti...
Risposta di :
Gentile Massirossi, affronta il problema della variabilità genetica del virus HIV che determina la presenza di sottotipi virali che possano non essere identificati dai test attualmente in commercio e ci chiede se questo evento possa condizionare nuove infezioni in viaggiatori. I test attualmente in commercio riconoscono i sottotipi virali più diffusi (M, N, O), questo comporta un rischio assolutamente improbabile di test falsamente negativi qualora il soggetto si infetti con sottotipi virali non riconosciuti dai kit attualmente in commercio. Attualmente non si conosce la presenza di altri sottotipi oltre M, N, e o e in particolare il sottotipo O è stato identificato in Europo e negli Usa solo in maniera del tutto sporadica. Una variabilità genetica maggiore si riscontra quasi esclusivamente nell'Africa centrale. Non riteniamo che il problema che lei solleva rappresenti un rischio clinico significativo. Cordiali saluti. Dr.ssa C.Vanzini Dr. G. Guaraldi