Scheda quesito
- Nickame:
- simone 40
- Data:
- 25/09/2004
- Quesito:
- Avrei alcuni quesiti da porvi:
1) ho avuto un contatto a rischio qualche hanno fa per cui ho eseguito il test ELISA con esito negativo. Ad oggi leggo che in realtà è emerso il sottotipo “O”; devo ripetere il test perché all’epoca quel tipo di esame non rilevava questo sottotipo?
2) Ho letto nel Vs sito alcune informazioni non perfettamente concordanti tra Voi medici dello staff Helpaids riguardo la durata del virus all’esterno del corpo: qualcuno scrive che si inattiva dopo 20/30 minuti, altri che resiste solo qualche ora, altri che dipende dalle condizioni dell’ambiente, altri ancora che riduce la carica virale del 90% dopo qualche ora. E’ possibile avere delle informazioni più dettagliate in merito?
a) Vorrei sapere esattamente quali sono le migliori condizioni ambientali (esterne al corpo umano) per il virus?
b) Per quanto tempo (cioè se si tratta di minuti, ore o giorni) esso può essere contagioso nella peggiore delle ipotesi (la migliore per il virus)?
c) Il fatto che il liquido biologico contenente il virus sia all’interno di una siringa oppure all’interno di una casa e quindi non a diretto contatto con l’ambiente esterno, che differenze comporta ai fini della sua contagiosità?
d) Il virus è più resistente nel sangue o nelle sperma quanto questi sono posti nell’ambiente esterno?
e) Il fatto che il liquido biologico, già all’esterno del corpo da parecchie ore, non sia essiccato (magari perché abbondante), significa che il virus sia ancora attivo oppure no?
f) Sono state effettuate prove scientifiche in merito a ciò o si tratta solo di dati teorici?
Grazie per l’attenzione.
- Risposta di :
- Gentile Simone,
sono stati descritti test HIV con risultato falsamente negativo in persone infettate da HIV2 o da HIV1 sottotipi O oppure N (lancet 1994; 343:1393, MMWR 1996; 45: 561).Per questo motivo le industrie che producono test di labpratorio hanno sviluppato i così detti test di terza generrazione che includevano anche l'identificazione per queste sottospecie virali. Occrre tuttavia precisare che prima di metà degli anni 90 la circolazione dei queste varianti virali caratteristicamente africani in Europa era sostanzialemnte assente.
In merito alla sopravvivenza "ambientale" di HIV occorre tenere presente che il virus non può sopravvivere al di fuori delle cellule, pertanto si inattiva nell'arco di minuti. Le condizioni microclimatiche di temperatura e umidità rendono questo processo più o meno rapido, comunque inferiore a 1 ora. Non sono a conoscenza di studi di infettività virale in diverse situazioni climatiche e non ritengo che queste valutazioni abbiano una ruilevanza clinica.
Cordiali saluti
Dr G. Guaraldi