Scheda quesito
- Nickame:
- paul 73
- Data:
- 24/10/2003
- Quesito:
- Gentile staff scusate se vi riscrivo per l'ennesima volta. ma oggi ho letto un articolo su un quotidiano e vorrei un chiarimento. In questo articolo si dice che l'infezione acuta sintomatica è presente nell'80% e oltre dei casi, e riguardo ai test che anche il celebre Montagnier sostiene, pur consigliando per puro scrupolo, un test anche a 90 giorni, che il periodo finestra è al massimo di 30 giorni. Sulla base di queste dichiarazioni non capisco perchè anche da parte vostra a volte si tende a minimizzare la questione infezione acuta. Io credo invece che sia giusto educare sui test ma anche sui sintomi da hiv. Se infatti è impossibile pensare che uno vada a fare il test ogni volta che ha un rapporto sprotetto. E' più facile invece che uno si decida anche sulla base di sintomi clinicamente evidenti. Per esempio se una banale faringite fa ingrossare i linfonodi è mai possibile che una persona infettata da hiv non abbia una linfoadenopatia evidente. Onestamente vi è mai capitato di visitare un siero+ con i linfonodi non tumefatti. Io credo che se è vero che questi sintomi sono così frequenti ( se possibile attendo conferma statistica e non la solita frase generica) la gente lo debba sapere senza reticenze o risposte evasive. Quanto al periodo finestra poi è il caos più totale. La roche sostiene addirittura che è di 22 giorni!!!. Altri dicono che farlo a un mese è inutile (forse sono rimasti agli anni 80) e bisogna attendere almeno 3 mesi. E intanto con tutte queste disparità la gente si angoscia terribilmente e magari è già fuori pericolo. In conclusione io credo che se è veramente così, sia dovere del medico affermare con chiarezza che la possibilità di sieroconversione dopo un mese è plausibile ma "estremamente rara" (voi usate spesso la frase "il test a un mese offre una prima indicazione": non è un po' poco rassicurante e anche se permettete un po' crudele se è vero quanto sostiene Montagnier). Vi assicuro per esperienza diretta che se uno sa che il test a un mese è già quasi definitivo, ci va di corsa a fare il test al terzo mese. Viceversa potrebbe essere bloccato da paure e angoscie. In definitiva capisco la vostra cautela. La prudenza non è mai troppa. Ma se alcuni dicono periodo finestra di 22 giorni e altri minimo di 90 vuol dire che c'è qualcosa che non quadra ( non voglio nanche pensare che in alcuni ospedali si utilizzino test vecchi e non di terza generazione). E lo stesso dicasi per la percentuale di infezione acuta sintomatica (voi dite, prima 50-70% poi oltre 85% in altri siti si parla di 25%....). Scusate per lo sfogo, ma credo che le persone che sono in attesa di una risposta che può cambiare la loro vita si meritino la verità. Cordiali saluti e complimenti ancora
- Risposta di risponditore non trovato:
- Gentile Paul73,
è scusato per lo sfogo: anche noi riteniamo che le persone in attesa di una risposta che può cambiare la loro vita, si meritino la verità. Ed è ciò che tentiamo di dare con le nostre risposte. Scriviamo "tentiamo" perché concordiamo con lei relativamente alle molteplici informazioni, spesso discordanti, che le persone possono ricevere e che le mettono in stato di confusione e preoccupazione. Anche per quanto la riguarda, scrive di aver trovato versioni e indicazioni diverse sul periodo finestra e sulla manifestazione dell'infezione acuta da hiv: questo, unito alla sua esperienza diretta, la porta probabilmente a tale sfogo e a chiedere un chiarimento in merito.
Proprio perché tendiamo a dare risposte veritiere e corrette, non possiamo considerare i sintomi aspecifici che possono evidenziarsi in un'infezione acuta da hiv, come sufficenti a definire lo stato sierologico positivo di una persona o a rappresentare l'unica evidenza dalla quale partire per sottoporsi o meno al test.
Le informazioni a cui facciamo riferimento e che utilizziamo nel dare risposta ai nostri utenti, sono tratte da linee guida accreditate, pubblicate su riviste scientifiche. Tali linee guida (CDC), sono scaricabili direttamente in formato PDF dal nostro sito.
Per ciò che nello specifico riguarda l'infezione acuta, consideriamo i sintomi, proprio perché aspecifici (ovvero possibilmente presenti in altre malattie e non solo in seguito ad un'infezione da HIV), non sufficienti a definire l'infezione, per cui, ad una "educazione ai sintomi" riteniamo più opportuna un'educazione alla prevenzione dei comportamenti a rischio e l'indicazione al test, che al momento, eseguito dopo tre mesi da un comportamento a rischio, è l'unico modo per fare diagnosi di sieropositività o sieronegatività.
Saluti.
dr.ssa C.Vanzini, dr.ssa C.Galli