Scheda quesito
- Nickame:
- distruttomoralmente
- Data:
- 24/01/2008
- Quesito:
- Mi sono recato a un laboratorio di analisi e mi hanno detto che il periodo finestra non e' piu' di 3 mesi ma e' stato ridotto con i test Elisa di IV generazione, e cioe' sarebbero i 15-20 giorni,mentre con il test Pcr qualitativo Rna, sarebbero ancora meno(12 giorni) .Un infettivologo mi ha ribadito la stessa cosa ma ha specificato che si tratta di tempi medi,e che quindi il test Elisa di IV generazione riesce comunque entro 30-40 giorni,e pertanto con una Pcr Rna qualitativa, in 22 giorni. Io ho chiesto tutti e due questi esami ,anche se sono soltanto 12 giorni dal contatto con una persona a rischio (prostituta).Il fatto e' che nonostante il rapporto iper protetto, e durato 3-4 minuti,nonostante avessi controllato e ricontrollato piu' volte i profilattici e fatto le prove con acqua cosi' fugando ogni dubbio che vi siano state lacerazioni,vi e' stato un contatto del profilattico sul mio ventre dove vi era senz' altro liquido vaginale pur se esposto all aria da 40 secondi circa su dove mi ero rasato ed erano presenti 2-3 escare da 36 ore circa.So' che vi ho gia' scritto e so che mediamente sono 15 i giorni di attesa ,ma il mio problema e' proprio questo: dopo 3 medici di P.S.(tra cui il piu' rinomato a livello nazionale) che mi diagnosticavano un rischio e mi rifiutavano la terapia ,vagavo tutte le notti fino ad andare al 4° P.S. e ottenevo la terapia ma l indomani recatomi a un reparto di infettivologia della mia citta' ,non mi venivano date altre medicine (come era stato prescritto dal 3° p.s.) e mi garantivano per iscritto che il mio rischio non sussisteva.Ora, la mia grande paura e' che tutto questo ritardo nel darmi la terapia,e il fatto che mi abbiano convinto a smetterla garantendomi per iscritto che non dovevo piu' continuare ,non e' riuscito a darmi quelle rassicurazioni e sono completamente distrutto...sono senza energie, mi tocco quasi ogni secondo i linfonodi,sento come se dovesse venirmi una sintomatologia acuta da conversione o mi sento indifeso.Se avessi preso la terapia in tempo, almeno mi sarei sentito sicuro,magari continuato per qualche settimana almeno fino a che ce la facevo,meglio vomitare e fare diarrea per un mese ,avere insomma danni simil aids pe run mese che l aids stesso.ma ora mi sento distrutto e non riesco a fare nulla,non riesco a pensare nulla se non alla condizione di malato .Telefono ai numeri verdi Aids e mi dicono degli operatori che devo lasciarmi questo episodio alle spalle,ma poi mi si dice che per la completa verita' si deve aspettare sempre 6 mesi.......Certo lo so che ho sbagliato a andare da una prostituta,ora capisco pero' che anche se mettono il profilattico magari e' per evitare una sovrainfezione e comunque anche se fa i test ,potrebbe aver avuto una rottura di profilattico ed essere sempre nel periodo finestra.Vorrei almeno sapere queste due cose
1) se mi faccio il test ogni settimana nel caso di sieroconversione potrei agire con la terapia antiretrovirale ?una infettivologo mi ha detto che la terapia non si usa se non quando serve
2) la terapia iniziata alla 72 esima ora potrebbe darmi una conversione all aids anche solo pe ril fatto che ero sieronegativo?
3) se faccio spesso i test e si vede una sieroconversione posso iniziare la terapia subito per azzerare al meglio il virus?
Sono disperato
- Risposta di risponditore non trovato:
- Salve Distruttomoralmente,
dalla descrizione che ci fa, il suo contatto non è a rischio di trasmissione hiv.
Anzi, avendo correttamente usato il preservativo durante il rapporto con la prostituta, lei si è efficacemente protetto da tale rischio.
Non essendo lei a rischio hiv, non è necessario per lei eseguire il test.
In generale, in caso di contatto a rischio, l'unica indicazione è: eseguire un test hiv a un mese e poi a 90 giorni per avere l'esito definitivo, senza ricorso ad eventuali misure di profilassi.
Se il test a 90 giorni è negativo, non sarà più necessario ripeterlo.
Rispondiamo con ordine alle sue domande:
1) eseguire il test hiv ad un mese e poi a 90 giorni garantisce, nel caso di sieroconversione, di intervenire, per tempo e dopo valutazione dell'infettivologo, con le opportune misure terapeutiche al fine di limitare l'infezione stessa;
2) l'essersi sottoposto a trattamenti profilattici non può averle "dato" una sieroconversione.
Nel leggere le sue parole in cui si definisce "completamente distrutto e indifeso", ribadiamo che la sua esperienza non è stata a rischio hiv e che questo suo stato d'animo non ha motivo di perpetuarsi in merito a questa preoccupazione.
Cordiali saluti.
C. Stentarelli; Dott. G. Guaraldi