Scheda quesito
- Nickame:
- GL
- Data:
- 14/11/2006
- Quesito:
- Salve, durante un safari in Kenya mi è capitato di stringere la mano ad uno degli abitanti che vivono nei dintorni delle riserve faunistiche. So che l'hiv non si contrae per semplice stretta di mano, che nel mio caso è stata anche poco vigorosa e molto veloce, ma la mia preoccupazione sorge dal fatto che ho la brutta abitudine di mangiarmi le pellicine del pollice e causarmi a volte delle piccole ferite. Ora, non so se quella persona fosse infetta o no dal virus, ma gli ho comunque guardato la mano velocemente e ho visto che non aveva ne sangue ne ferite, era solo un po sporca. Inoltre, al momento della stretta non mi sembra che il mio pollice avesse delle ferite sanguinati, forse della carne viva e non era proprio ben messo ma sangue no me ne ricordo. E non sono neanche sicuro se la parte ferita del mio pollice (laterale) abbia effettivamente toccato la pelle della persona in questione. Ora so che rispetto ad altri casi di trasmissione questo può essere considerato come meno rischioso, ma la paranoia mi attanaglia ed ora ad una settimana - dieci giorni dall'accaduto vivo col terrore di avvertire da un momento all'altro i classici sintomi del periodo finestra, infatti ogni tanto ho mal di testa, oppure mi sento la febbre che poi risulta non esserci dopo la misurazione, ecc. Scusate per la lunghezza del testo ma volevo sapere se questo comportanmento è da considerarsi rischioso e quali sono le probabilità di contagio in questi casi.
grazie mille
- Risposta di risponditore non trovato:
- Salve GL,
i comuni comportamenti della vita sociale, come appunto la stretta di mano, non espongono al rischio hiv.
Neppure le cosiddette "pellicine" sono in grado di veicolare il virus.
Non vi è alcun motivo quindi di essere attanagliata dalla paranoia e di "vivere col terrore".
Gli eventuali disturbi da lei riferiti (evidentemente non correlabili ad un'infezione da hiv, limitatamente al contatto citato) sarebbero comunque da rimandare alla valutazione del suo medico di fiducia.
Saluti.
C. Stentarelli